1.-
Un brivido invase il mio corpo e malgrado non sapevo dove stavo, presagivo che ero arrivato in un altro mondo, ad una galassia lontana.
Ricordo che in quel momento mi sentivo diverso, totalmente confuso e mentre mi annegavo nel pianto, una mano prese la mia e stringendomela contro il suo petto mi disse: figlio mio, non avere paura, io sono qui per guidarti e segnalarti il tuo cammino.
Ero totalmente disorientato, e non sospettavo che deambulavo in uno scenario cosmico molto regolato e totalmente diverso dal quale provenivo.
Dopo un tempo, mi resi conto, che quelli che visitano quest’enorme corpo localizzato nel Braccio d’Orione, nell’interno della medesima Via Lattea, non hanno scelta di negoziare niente con nessuno; tutto è dittatorialmente scritto per quei conquistatori antichi, forse, gli stessi che lo avessero costruito.
In lui, le regole si prendono, ma no si possono ignorare, sotto pena di essere represso severamente, perché, in questo mondo, non esiste la pietà.
2-
A dire il vero, poca cosa potevo pensare e nemmeno ragionare, perché in quel momento il più importante era la sopravvivenza, perché altri temi mi distrarrei di questo obiettivo quando cominciai avere sintomi strani e inspiegabili e tale come era stabilito, nonostante essere stato appena un attimo come residente, dovevo sopportare una delle più inesorabile penurie che sono sottomessi tutti gli esseri viventi : la sindrome della necessità.
Questa sindrome, la cominciai a conoscere, durante la mia ricezione, quando mi obbligarono ad aspirare la mia prima boccata d’ossigeno; allora, senza dubbio capii, che a partire da quel momento, ero schiavizzato per sempre da questo bisogno e da tanti altri che arriverebbero d’immediato.
Le necessità, stanno cosi tanto radicati nella natura di questi individui, che non solo devono compiere con quelli elementari che imporre la sua esistenza, ma anche loro in maniera additiva, vanno creando ingenti quantità di nuovi modi di mancanze, affogandosi in un vero delirio di consumo.
Senz’altro, non mancarono pensatori, che cercando una spiegazione a questa condotta , attribuirono questa pena innata all’eredità lasciata per il primo paio d’abitanti di questo suolo, al parere, dovuto ad un comportamento peccaminoso tra loro.
Lasciando da parte interpretazioni mistiche, nessuno può lasciare d’utilizzare quest’enorme inventario di cose e tale come lo verificassi nel trascorso del tempo, la sindrome della necessità ha caratteristiche ambivalenti, perché, non solo è il motore della evoluzione di tutti gli abitanti, ma anche , partecipa della sua autodistruzione.
Nonostante la rigidezza dei regolamenti, mi aspettavano con grandi festeggi, come se io fosse un principe, un aspettato principe per quegli strani esseri che lo abitano.
Tanto insistevano con gli omaggi e regali, che mi convinsero che veramente io ero un essere straordinario, pero a traverso del tempo, vidi, che questi festeggiamenti furono lentamente decadendo fino ad essere ignorato per completo.
Dato che fino a quel momento io non conoscevo il comportamento sociale di ricevere agli appena arrivati in questa maniera, con frustrazione, ho dovuto accettare l’indifferenza di tutti, tranne, pochi individui, che non so perché, continuavano guardandomi come un vero principe.
3.-
Da un principio mi sentivo circondato da un mezzo leggero e scoprii che potevo muovere le mie estremità con facilità, ciò che m’incoraggiò avviarmi in quel terreno sconosciuto, dove una forza inspiegabile mi stringeva contro la superficie del pavimento.
Questo, dal principio mi angosciava molto, ma dopo che mi adattassi a questa realtà, la giustificai, pensando che questo meccanismo, l’abbiano fatto deliberatamente con lo scopo di impedire che i suoi abitanti, facendo un salto accidentale, per piccolo che fosse, si lanciassero involontariamente allo spazio interstellare.
Anzi, queste riflessioni arrivarono al punto di essere rimasto di stucco, quando anche capii, che per questa misteriosa forza, tutti gli atomi del mio corpo erano predestinati a rimanere per sempre in questa massa stellare.
4.-
Un bel giorno, mi portarono in una stanza, dove si potevano vedere le pareti decorate con disegni di fiori, farfalle e cuccioli di cervi sopra uno sfondo blu, dunque, questo posto era il cosiddetto “salottino blu”.
Il primo giorno fu molto traumatico, perché credevo che mi abbandonavano e non avrei potuto mai più vedere alla mia fata buona, malgrado ciò, quando osservai che non ero da solo in quel posto, gia che c’erano molti creature come me.
Questa situazione mi spinge a un nuovo apprendimento ed a una grande rivelazione: essere in comunità è veramente riconfortante, ma, dopo di avere creduto che io ero l’unico principe che esistesse, mi sono sentito confuso vedendo agli altri simile a me, presso al quale, mi resisteva accettare l’idea di essere uno in più, pero, nonostante questo conflitto , per prima volta scoprivo quanto meraviglioso è avere amici.
Ritornando al primo giorno, mai dimenticherò quando venivano a cercarmi; non si stancavano di illuminarmi con luccichii che uscivano da un piccolo apparecchio che avvicinavano a suoi occhi.
Il tempo andava passando e anche questo periodo finì. Gia me lo avevano anticipato; c’era in avanti un altro impegno che compiere e questo ritornava ad inquietarmi.
Allora, con ingenuità mi sono domandato: e dopo di questo, cosa mi accadrà?
Non immaginavo mai, che questa domanda me la farei tutta la vita.
A quell’epoca, gia avevo cresciuto abbastanza e m’immaginavo come un adulto, quando invece ero un piccolino fra quelli giovani che a me, sembravano gente molto matura.
Ricordo con dettagli il giorno della prima entrata a questo “nuovo impegno” che mi hanno incaricato, perché m’indossarono una camicia bianca e si congedarono di me con molta emozione.
Istintivamente cercai di spostarmi per un sentiero, che al parere era previsto per gli ospiti come me, dove si poteva vedere un piccolo cartellino con una freccia e il disegno di una donna parlando a piena voce con una squadra in una mano e una matita nell’altra.
5.-
All’istante capii che questo sentiero potrebbe portarmi ad un posto dove si insegnano tutti i segni che mi permetterebbero imparare il codice con il quale si capiscono questi esseri fra se stessi.
Arrivando ad un enorme cortile, vidi molti piccolini come me e dei pochi adulti che li accudivano; subitamente mi resi conto che mi guardavano con curiosità, ma il più sorprendente fu vedere che tutti, come me stesso, indossavano camici bianchi.
Non era la prima volta che avevo visto esseri con questi indumenti, perché era precisamente la roba delle creature che mi hanno ricevuto all’arrivare, e fino a qui, immaginavo sbagliatamente che queste vesti erano le uniformi che portano i diplomatici. Ammetto che non fu per niente facile capire a questi individui, ma al poco tempo mi sono sentito meravigliato al vedere apparecchi che somigliavano a finestre mostrando immagini luminose con suono e informazione sul qualsiasi tema della conoscenza esistente in questo corpo celeste.
6.-
Dopo mi spostarono ad un altro posto, dove mi dicevano che doveva studiare un’altra volta lo stesso che prima, ma, più approfonditamente.
Con ingenuità mi sono domandato: perché si deve sapere cosi tanto per stare in questo pianeta? . Cominciava da questa maniera, un periodo molto difficile per me.
L’angoscio dello studio, le decine di materie diverse, una professoressa indietro ad un’altra, gli esami, tutto questo mi faceva impazzire e nemmeno mi lasciava tempo per ascoltare rock and roll...
Ricordo ad una professoressa di matematica che ci aveva dato l’enunciato del teorema de Talete e ci disse: a tutti quelli che lo risolvano in questa ora di lezione, gli metterò ottimo con lode nel voto!
Non so perché, ma, questo di dimostrare la veracità de cose che sembravano evidenti, sempre mi affascinarono e nonostante avere messo tutto il mio impegno, quel giorno, soltanto ho avuto la frustrazione del fallimento per risolvere questo teorema.
Come conseguenza di quest’esperienza, mi sono sentito un negato in matematica, fino a che mi resi conto che i saggi hanno richiesto molti secoli per risolverlo.
Fu quando, per prima volta, capii che nel futuro, dovevo proteggere la mia vocazione di certi insegnanti che la potrebbero spegnere.
Fare un aquilone e volarlo era per me la più bella diversione e in questo gioco io ero diventato un vero campione; mi domandai perché potevano volare e in questo modo cominciavo ad essere un entusiasta della fisica.
Volare e cosa meravigliosa, e non sapevo che io stesso lo facessi nell’ultimo pezzo della mia vita, quando scrivesse alcuni racconti.
7.-
Dopo questo ciclo, mi hanno convinto che io potrei integrarmi alla loro comunità, ma perciò, dovrei dominare alcune delle scienze o arti che si praticano in questa galassia.
Fu in questa permanenza, dove cominciai a prendere contato con altri ospiti, perché era abitudine in quest’enorme satellite stellare, integrarli in gruppi di simile vocazione professionale.
Precisamene in questo periodo, ho avuto une delle esperienze più emozionanti, perché in questo posto ho vissuto un incontro con un altro essere, che come me, esplorava questo pianeta.
Stava di fianco a me, seduta nella bellissima gradinata di un recinto, nominato “Aula Magna”dove guardando in avanti si vedeva due enormi tabelloni verdi, uno sopra, vicino al soffitto e l’altro immediatamente sotto il primo, i quali, potevano intercambiare la loro posizione per mezzo di un dispositivo meccanico. Tale come io lo vedessi dopo, questi due enormi tavole, erano usati per i cattedratici per scrivere tutto quello che vanno spiegando per mezzo di un piccolo sasso bianco e un fèltro incollato ad un pezzo di legno per cancellare ed fare posto per tantissimi formule...
Guardando verso sinistra, si distingueva un podio di quercia scolpito con figure allegoriche. Più avanti, pure, c’era un’enorme predella con tre sedie tappezzate di cuoio che contribuivano dare a questo luogo un’atmosfera di maestosità e rispetto.
Immediatamente arrivò il Gran Maestro addossando una toga nera e senza cerimonia alcuna, prese il suo posto nel podio, intanto che con il suo sguardo, attraversava tutto l’uditorio.
Si fece un gran silenzio mentre si aspettavano le prime parole dell’anziano.
Cominciò dicendo: senza eccezione e per quest’unica volta, parlerò di Dio, perché qua, v’insegneremo ad esseri scientifici e in conseguenza voi imparerete come accadono le cose.
Coloro che vogliono sapere perché accadono le cose, sono seduti nel posto sbagliato e pertanto li invito abbandonare i loro sedili e andare al Seminario Universale di Metafisica.
Nessuno si mosse da loro posto e dopo di un breve silenzio il maestro continuo:
Dovrete sapere che Dio e la propria sintesi dell’esistenza, è l’ente onnipotente che c’è in tutte le parte, non solo in questo pianeta, ma anche nel proprio universo e tutto lo spazio interstellare è assolutamente retto per Lui.
Per il momento, diceva mentre scriveva nell’enorme tabellone, noi gli assegneremo un simbolo per identificarlo nelle formule matematiche che andremo ad svolgere, ma, a partire d’ora, lo chiamerete con reverenza per il suo nome proprio: Cioè Il Tempo (T), e sempre quando ci riferiamo a Lui, dobbiamo inclinarci come segno di sottomissione.
8.-
Finita quest’indimenticabile lezione e senza saperlo, stavamo uscendo io e la mia compagna di banco, presi per mano. Questa fu la prima volta che ho avuto la sensazione che il mio corpo si bruciava e qualcosa nel mio petto si moveva freneticamente; cominciava cosi, un rapporto che durassi quasi cinquanta dei calendari usati in questo angolo dell’universo.
Le lezioni continuarono definendo altri concetti molto profondi e sebbene queste definizioni sorgono da basi scientifiche, i filosofi sono stati molto interessati in loro, chiamandole Il Mistero della Suprema Trilogia: Tempo, Materia ed Energia.
Il Gran Maestro spiegò con formule matematiche ed esempi pratici, che potrebbe avere assenza di materia od energia, pero mai assenza de Il Tempo, cioè di Dio.
Da tanti anni e dopo che gli scientifici scoprissero che materia ed energia sono espressioni fisiche che significano il medesimo concetto, loro sono riusciti a trasformare la materia in energia, ma, ancora stanno lottano per farlo alla rovescia, vale a dire, ripetere l’origine di tutta la esistenza materiale.
In uno di questi corsi, mi spaventai ascoltare, che in un paio d’occasioni della sua istoria, quella trasformazione della materia in energia polverizzò a miliardi di abitanti di questo pianeta.
9.-
Il rapporto con la mia compagna di banco ha avuto meravigliose conseguenze, perché abbiamo scoperto che eravamo capaci d’amare e procreare.
Queste proprietà che per me erano venute un po’ nuove e sconosciute, non sapevo che erano nascoste nell’interno della programmazione a che sono sottomessi tutti gli esseri che calpestano in quest’enorme sfera e che io sicuramente ho dovuto accettare durante la mia procedura d’ammissione.
Trattando di spiegare queste cose, sono arrivato alla conclusione, che tutte le specie autonome che abitano in questo suolo, nascono con l’unico obiettivo di trasmettere la loro ingegneria ai suoi discendenti, come se questo codice conosciuto in questa parte della galassia come AND fosse l’attore più rilevante del sistema, essendo poco importante il suo portatore.
Questo codice, al parere, è l’unico ente chi perdura, in contrapposizione a quello che lo porta, che è di vita effimera, benché, si sa perfettamente che questo disegno scritto in linguaggio di programmazione biochimico, cambia lentamente con l’aggiornamento che impone Il Tempo.
10.-
Tutta questa storia, coinvolge che, per l’Amministrazione Sociale, qualsiasi essere, nel contesto collettivo, ha una importanza minore e chi vuole seguire vivendo, deve versare un contributo, abbia o non trasmesso la informazione contenuta in questo benedetto acido desossiribonucleico (DNA).
Questo apporto obbligatorio si può realizzare in vari campi; il mare, la foresta, il deserto, i ghiacci eterni, la steppa, l’urbe o in alcuna stazione spaziale.
Ogni uno sceglie lo scenario dove compiere con quest’obbligo pubblico e io, forse perché provenivo da un mezzo acquoso, scelsi il mare, in modo che, quasi senza saperlo mi allontanai dalla costa verso un orizzonte che mai ho potuto raggiungere.
La nave dove ogni uno s’imbarca non è un dono, ci vuole costruirla allo stesso tempo che si naviga e in queste condizioni la traversata non e cosa facile.
Tra remata e remata, c’è bisogno di mettere uno ad uno i pezzi di una barca che pian piano s’ingrandisce, fino a che arriva il giorno che l’Amministrazione Sociale ci comanda approdare nel porto d’origine.
Dopo percorrere un paio di mari, un repentino buio accompagnato per venti da uragano mi ha fatto sentire paura di naufragio.
Le onde facevano un rumore assordante allo sbattere contro il bordo e l’acqua allagava tutta la nave.
I miei equipaggi, che non erano altri che la mia compagna di banco e la prole, si afferravano validamente dall’albero maestro per non cadere al mare.
Alla fine, la bufera cessò e la calma ritornò alla barca.
Questa fu la principale tempesta che abbiamo vissuto, semplicemente, perché fu la prima.
Dopo questo grande spavento, abbiamo sopportato tantissimi rovesci, ma Il Tempo ci aiuterebbe a fronteggiarli e sapere come sopravvivere le avversità.
Dopo una lunga navigazione e lottare parecchie volte contro l’infuriato clima e le feroci creature del mare, e tale come avevo detto, arriva il momento dove l’Amministrazione Sociale ci costringe a gettare l’ancora nel porto dove siamo partiti la prima volta.
Di solito questo succede quando la nave comincia a farsi troppo grande e noi altri due, ci siamo andati a riposare ad un posto più tranquillo, in un suolo più fermo e sicuro.
Ho detto entrambi, perché la prole, ci hanno lasciato per ripetere il processo della procreazione, nello stesso modo che lo fanno tutti gli esseri di questo corpo celeste.
Per noi cominciò la fase di maggiore tranquillità, senza le preoccupazioni del contributo pubblico e la competitività.
Erano tempi di serenità e mi sentivo come un principe, uguale come se io fosse un appena arrivato, pero adesso, con più saggezza.
Pero, qui ci sono cose che non si parlano o si parlano poco, perché tutto il mondo fugge ai grandi cambiamenti; è il momento nel quale Il Tempo taglia i permessi di soggiorno e obbliga agli ospiti ritornare al suo posto d’origine.
11.-
Veramente, questo l’ho potuto comprovare per me stesso, quando Il Tempo, duramente, spinse fuori del pianeta alla mia compagna di strada.
La solitudine e cosa più profonda che essere da solo e a questo punto della mia esistenza, perdevo quello che io più volevo e com’è di solito, nel momento che più la richiedeva.
Per me, era arrivata l’occasione delle grandi riflessioni, perché in questo pianeta tutti quelli che hanno compiuto con la fase competitiva, adesso entrano nella recessione produttiva, è il periodo della spiritualità, delle arti, la meditazione, l’amicizia e tutto quello che si può fare quando non c’è l’obbligo di produrre e dimostrare le abilità acquistate.
Certo giorno, in une delle lunghe camminate per le strade della mia città, percorrendo i sentieri pieni d’alberi in fiore, sentii che un brivido si addossava al mio corpo.
Questo brivido io lo conoscevo, perché gia lo avevo sentito quando fu lanciato a questo pianeta e ora ritorno a sentirlo, pero con una gran differenza; adesso vedevo che la sindrome della necessità se n’andava, sentendomi libero da quest’atroce carica.
Con serenità, mi sono accorto che ero un’altra volta in viaggio; in viaggio al mio posto d’origine.
12. –
All’improvviso, una nebbia mi avvolse totalmente e mentre pian piano questa si spariva, cominciai a vedere visi, visi di gente conosciuta che mi guardavano attoniti, ma era una che facendosi larga tra la folla, avvicinandosi emozionata mi disse:
Figlio mio, tu qui? – Dove sei stato!
Io abbracciandola le ho detto: mamma! Sono stato in un pianeta del sistema solare, vivendo una grand’avventura; l’avventura della vita!
Dedicato a due donne, Santiago
dicembre 2011